Betty De Martis risponde all’Anief: sono anni che la scuola penalizza i nostri figli autistici

La riforma del sostegno, derivante dalle deleghe alla Legge 107/15, approvate il 7 aprile dal Governo, ha introdotto una norma “rivoluzionaria” per noi autistici: le famiglie potranno decidere se il docente di sostegno precario potrà restare in servizio (o meno) garantendo così la continuità didattica per il proprio figlio/a.


Questa norma di civiltà è andata di traverso al sindacato.

L’Anief  l’annette tra quelle  “incoerenti e peggiorative” e secondo loro perchè “dà mandato alle famiglie degli alunni disabili di entrare nel merito della scelta dei docenti supplenti annuali di sostegno. In pratica le famiglie avranno un peso nel decidere se il docente precario potrà restare in servizio”. 

Siamo convinti con Betty che è sacrosanto che i genitori abbiano diritto di parola sulla materia del sostegno. Parliamo di persone a cui è affidato un compito “vitale”, su cui si giocano le basi per sopravvivenza sociale dei propri figli autistici. I sindacati fingono di non sapere che la stragrande maggioranza degli insegnanti di sostegno non ha nemmeno un’idea minima su come comportarsi con soggetti autistici, e perchè la loro inclusione sia reale, e non solo sulla carta, non sempre basta la buona volontà ma occorrono cognizioni specifiche. Ora potremo almeno assicurarci che quelli più capaci restino accanto ai nostri figli il più possibile.

A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI!

Pur capendo il punto di vista del diritto degli insegnanti al rispetto delle graduatorie nell’ottica di difendere il diritto dei lavoratori, sono anni che la scuola penalizza il diritto ad una vera inclusione e ad una didattica efficace per i bambini con problemi di autismo.

Abbiamo due diritti contrapposti? Quello degli insegnanti e quello dei bambini e ragazzi?

Dobbiamo continuare ad accontentarci di insegnanti di sostegno non specializzati per affrontare disabilità molto complesse che, nell’incapacità di portare avanti il loro lavoro con i nostri figli, decidono di “ammalarsi frequentemente” o chiedere il trasferimento dopo pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico?

Dobbiamo rinunciare ad un docente di sostegno che si è rivelato capace di insegnare e di integrare un bambino o un ragazzo con autismo solamente per un meccanismo che mette al primo posto la graduatoria?

Dobbiamo continuare a vedere i nostri figli fare passi avanti o indietro di anno in anno solo perché una burocrazia farraginosa non li tutela?

Per le famiglie non è accettabile che non venga messo al primo posto il diritto alla qualità dell’insegnamento e che non possa essere riconosciuto il merito di un sostegno che garantisce ai bambini una vera integrazione scolastica e il loro diritto ad imparare.

Nel corso degli ultimi anni ANGSA insieme a FISH ha fatto proposte importanti che andavano in questa direzione come ad esempio la separazione delle carriere tra insegnanti curricolari e insegnanti di sostegno, e l’impegno da parte di chi sceglie il sostegno (che a nostro avviso dovrebbe essere vissuta come una missione!) di offrire la continuità didattica e relazionale proprio a quegli studenti con autismo che nelle relazioni vivono le maggiori difficoltà.

Le famiglie non vogliono entrare nel merito di scelte didattiche e pedagogiche, ma riteniamo che sia nostro diritto dare voce a chi voce non ha, in modo che la scuola possa avere gli strumenti utili per poter fare le scelte migliori.

Se, come scrive Marcello Pacifico in qualità di presidente nazionale Anief “agiremo per vie legali”, posso assicurare che da parte dei genitori c’è altrettanta, se non superiore motivazione, a difendere questa norma.

Benedetta Demartis

Presidente ANGSA

Fonte: www.pernoiautistici.com




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