Diritto di studio negato a bambino autistico: Comune condannato a risarcire il danno

Ridotta a 5 ore settimanali la presenza di un docente di sostegno per un bambino di sei anni. Risarcimento di mille euro


Un bambino di sei anni che somiglia a tanti altri. Che corre, che gioca e che va a scuola. Ma un bambino speciale e non solo perché affetto da autismo. Ma perché il piccolo ha vinto una battaglia che non è solo la sua, ma quella di tanti altri bambini come lui. Come succede ogni volta che si combatte per un diritto, inviolabile e sacrosanto. Martedì il giudice del Tribunale civile Orietta Stefania Micciché ha sancito la vittoria del piccolo, di sua mamma Stefania Capurso e del padre Carlos e ha condannato il Comune di Corsico a risarcire il danno «non patrimoniale» di mille euro e a pagare le spese processuali (2.430 euro) per aver «non aver assicurato una corretta assistenza scolastica».

Perché il bimbo aveva diritto a essere affiancato da un educatore per venti ore a settimana, mentre il Comune aveva deciso di ridurre l’assistenza a sole cinque ore per mancanza di fondi. I genitori del piccolo avevano chiesto inutilmente, attraverso una serie di incontri con i responsabili del Comune, tutte quelle misure per garantire anche al bambino di poter frequentare la scuola materna.Alla fine la famiglia, assistita dagli avvocati Livio Neri e Alberto Guariso, ha presentato ricorso in Tribunale. Il Comune «nella persona del suo rappresentante legale», il sindaco Filippo Errante (già travolto in passato dal caso Stocco e dalle polemiche sui bimbi esclusi dalle mense scolastiche) — secondo i giudici — avrebbe dovuto convocare il «gruppo lavoro handicap», «adottare il profilo dinamico funzionale e il piano educativo individualizzato». Tutti strumenti, previsti dalle norme, per trovare le soluzione migliori alle esigenze dell’alunno. Tanto che gli stessi educatori in un documento avevano evidenziato che l’assistenza era insufficiente.

Ora il Comune di Corsico dovrà risarcire la famiglia per il danno subito dal figlio. Una cifra simbolica per i genitori che hanno guardato soprattutto all’affermazione di un principio: nessun bimbo può essere discriminato.

Fonte: www.milano.corriere.it




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